DICHIARAZIONE, MANIFESTO PER IMMEDIATE MISURE DI CONSERVAZIONE DEGLI SQUALI A LIVELLO MONDIALE

Fotografia di copertina:
Squali mako dalle pinne corte (Isurus oxyrinchus) al Mercato Ittico di Milano (fotografia di Alessandro De Maddalena).
Testo © 2007 Alessandro De Maddalena, Sean Van Sommeran e Wolfgang Leander.
Logo del Manifesto e fotografia di copertina © 2007 by Alessandro De Maddalena.

 

Noi, i ricercatori di tutto il mondo che studiano gli squali, ci vediamo costretti a esortare i governi di tutte le nazioni a prendere immediate misure per conservare le restanti popolazioni di squali a livello mondiale.

C’è un gravissimo ed immediato bisogno di aumentare globalmente la consapevolezza umana riguardo allaminaccia che le popolazioni di squali stanno affontando nonché di promuovere la loro gestione prima che sia troppo tardi.

Gli squali sono uno degli indicatori più chiari della salute degli ecosistemi marini; gli squali e le razze, a loro affini, sono vitali strumenti delle intricate e differenziate reti trofiche che coprono completamente la maggior parte della superficie del nostro pianeta.

Le testimonianze fossili indicano che gli squali hanno svolto il loro ruolo per 400 milioni di anni, evolvendosi in centinaia di specie adattatesi ad ambienti estuarini, neritici, bentonici e pelagici.

Queste creature spesso diffamate rappresentano i più antichi vertebrati viventi forniti di mascelle e hanno bisogno di protezione contro i molteplici impatti della moderna civiltà umana; pesca commerciale e sportiva, sfruttamento delle risorse marine, degrado degli habitat, contaminazione e inquinamento continuano a spogliare e ad avvelenare il nostro pianeta e le creature che lo abitano.

Gli squali hanno molte più ragioni di temere gli esseri umani che non viceversa. Le tecniche di pesca degli esseri umani moderni, sia commerciali che sportive, stanno estirpando molte specie di squali alterando drammaticamente le loro rispettive ecologie.

Come conseguenza dell’aumentata pressione commerciale e sportiva sulle popolazioni di squali nel mondo, il loro numero è attualmente in serio declino globale.

Molte specie, incluse la verdesca, il longimano, il mako dalle pinne corte, lo spinarolo, i palombi, i carcarini di scogliera e anche lo squalo balena, sono massicciamente sfruttate.

Si pensa che anche se tutte le attività di pesca commerciale dovessero cessare, molti grandi squali potrebbero necessitare di un arco di tempo di oltre 50 anni per riprendersi, sempre che questo sia ancora possibile.

Ironicamente, anche con le popolazioni di squali che stanno precipitando sia in numero che in distribuzione, questi animali vengono ancora considerati un pericolo per l’umanità.

Si stima che il 50% degli squali pescati a livello mondiale siano catture accessorie delle operazioni di pesca dirette ad altre specie, come il tonno ed il pesce spada. Questa cattura accidentale di animali marini è detta “bycatch”.

I palangari pelagici, che sono singole lenze lunghe da 18 a 72 chilometri e con una media di 1500 ami innescati, così come le reti derivanti pelagiche (spesso illegali), setacciano letteralmente la vita marina. In alcune regioni il numero di squali catturato dai pescatori che usano i palangari ammonta al 90% delle catture totali.

Poiché le popolazioni di pesci ossei sono state sovrasfruttate, i pescatori hanno compensato aumentando il numero di catture di squali. Ma gli squali sono più vulnerabili alla pesca intensiva dei pesci ossei a causa del tardo raggiungimento della maturità sessuale e del limitato numero di piccoli che producono.

Essendosi evoluti nel corso di oltre 400 milioni di anni alla sommità delle piramidi delle biomasse, gli squali si sono sviluppati in creature aventi relativamente pochi predatori. Sono prosperati a dispetto di difficili modalità riproduttive consistenti in periodiche o infrequenti copule seguite da lunghe gestazioni con l’aggravante di lunghi tempi di maturazione sessuale e di figliate composte da pochi piccoli. In quanto predatori al vertice, gli squali non sono equipaggiati per resistere essi stessi alla predazione e, per le ragioni sopra citate, sono altamente vulnerabili allo sfruttamento. A rendere più delicata tale situazione c’è il fatto che molte specie segregano per taglia e sesso, così che lo sfruttamento in un’area di riproduzione può essere criticamente devastante.

E’ stato dimostrato che la maggior parte delle attività di pesca degli squali collassano nel giro di pochi anni a causa dell’estinzione virtuale delle risorse.

Gli esseri umani pescano gli squali al fine di ottenere carne, cartilagine, pelle, olio ed altri prodotti. Le pinne di squalo sono usate nelle cucina asiatica per preparare la nota “zuppa di pinne di pescecane”. Recentemente la domanda di pinne di squalo è aumentata drammaticamente, ampiamente a causa dell’espansione e sviluppo del mercato della Repubblica di Cina e quindi di quello di Giappone e Taiwan.

Le pinne di squalo raggiungono alti prezzi e questo ha portato alla pratica dello spinnamento (finning) degli squali in mare, in cui le pinne sono amputate mentre il resto del corpo è ributtato fuori bordo. Spesso lo squalo è ancora vivo quando viene spinnato ed è destinato a morire dopo una lenta agonìa sul fondo marino.

Quasi tutte le specie di squali di grandi e medie dimensioni sono pescate per le loro pinne. La gigantesca crescita dell’industria dell’utilizzo degli squali e delle loro pinne non è più rilegata ad alcune culture asiatiche ma si è espansa ai mercati di Europa, Africa, America Centrale e Meridionale e a molte nazioni in via di sviluppo che si affacciano sugli Oceani Pacifico ed Indiano. La carne di squalo ed i prodotti da questa ottenuti sono sempre più usati come integratore economico nell’alimentazione di bestiame e animali domestici.

Addizionalmente, la cartilagine di squalo è fraudolentemente pubblicizzata come elemento utile nella prevenzione del cancro. Questo commercio si basa sull’errato assunto che gli squali non si ammalino di cancro, ignorando i crescenti risultati delle ricerche scientifiche che indicano che la cartilagine di squalo non può né prevenire né curare questa malattia. Alcuni prodotti ottenuti dagli squali hanno invece un’utilità reale. Il fegato di squalo è ricco di vitamine e fornisce olio e squalene i quali sono usati come lubrificanti, cosmetici e farmaci. Similmente, la pelle di squalo è usata come cuoio e la cornea di squalo è stata usata nei trapianti di cornea su esseri umani. Denti, mascelle ed esemplari tassidermizzati vengono commercializzati come oggetti decorativi e souvenirs.

Non è chiaro quanti squali vengano catturati annualmente, ma alcuni conservazionisti stimano che il loro numero superi 100 milioni. Una recente stima degli squali uccisi per il solo commercio delle pinne ammonta a 73 milioni all’anno. Gli sbarchi di pesci cartilaginei riportati alla Food and Agriculture Organization (FAO) delle Nazioni Unite ammonta a circa 800.000 tonnellate, ma la quantità effettiva è verosimilmente molto più alta poiché molte catture non vengono riportate. I pescherecci spesso operano in flagrante violazione delle leggi locali ed è stato stimato che, nei recenti decenni, le popolazioni di squali siano declinate sino ad oltre il 90%.

L’uomo gioca un ruolo nella diminuzione delle popolazioni di squali anche come risultato dell’avanzante distruzione degli habitat, esaurimento delle risorse ed inquinamento ambientale. Le sostanze chimiche tossiche assorbite o ingerite dagli animali più piccoli passano nella catena alimentare attraverso l’alimentazione.

I predatori al vertice, come gli squali, sono maggiormente a rischio di contaminazione in quanto le tossine si accumulano all’interno della piramide delle biomasse diventando via via più concentrate ai livelli più alti.

Diverse specie di squali sono ora protette in alcuni paesi, ma non è abbastanza.

E’ necessario un approccio multi-nazionale globale.

E’ necessario che le misure di conservazione e la gestione della pesca degli squali siano basate su ricerche sulla biologia, ecologia, distribuzione, abbondanza e sfruttamento degli squali, delle loro prede e dei loro ecosistemi.

Malgrado gli squali siano una parte fondamentale degli ecosistemi marini, la ricerca su questi animali è spesso trascurata in favore di quella sui pesci ossei, di maggiore importanza sul piano commerciale, e spesso la collaborazione tra l’ambito accademico e quello commerciale è insufficiente.

Informazioni biologiche addizionali su molte specie di squali sono necessarie per meglio valutare lo stato delle popolazioni e l’impatto dello sfruttamento. E’ anche necessario gestire meglio le attività di pesca nelle quali gli squali rappresentano un significante quantitativo come cattura accessoria. In molti paesi la mancanza di una gestione effettiva e dell’applicazione delle norme sta conducendo all’estinzione di molte specie di squali.

Di conseguenza, la rimozione degli squali continua a sconvolgere e destabilizzare il bilancio ecologico tra predatori e prede. La capacità degli ecosistemi marini di mantenere i suoi elementi vitali è stata seriamente danneggiata e questi sono ora in pericolo di collasso.

Pertanto noi chiediamo ai governi di tutte le Nazioni immediate:

  • protezione di tutte le specie di squali a rischio di estinzione;
  • proibizione totale dello spinnamento degli squali in acque nazionali ed internazionali;
  • gestione delle attività di pesca nelle quali le catture accessorie di squali sono significative;
  • gestione della attività di pesca diretta agli squali;
  • controllo del commercio ed utilizzo dei prodotti ricavati dagli squali;
  • investimento di risorse nella ricerca sugli squali per meglio valutare lo stato delle popolazioni e l’impatto dello sfruttamento.

Firme (140 ricercatori specialisti nello studio degli squali)

N.B. – per visionare il documento originale completo di firme, cliccate qui.

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